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Storia del Comune

Articolo del 05-01-2024
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La storia del Comune di Breme è ricca di pregi artistici e culturali, accumulati nel tempo. Le origini dell'insediamento si perdono nel tempo sino all'antichità.

L'età antica

È possibile che sul luogo in cui sorse Breme vi fosse un insediamento fin da tempi antichissimi: la stessa posizione, su di un dosso alla confluenza tra Po e Sesia, ne fa un sito ideale, al riparo dalle inondazioni e facilmente difendibile da uomini e animali. Non dimentichiamo che la Lomellina, come del resto gran parte della pianura padana, oggi così fertile e così intensamente coltivata, era nell’antichità un alternarsi di foreste e paludi, infestata da lupi e altri animali selvatici, in cui gli insediamenti umani erano rari e assai distanti gli uni dagli altri.
Diversi ritrovamenti attestano che il luogo era sicuramente abitato in epoca preromana e romana: alcune monete, di cui si hanno notizie indirette, sembrerebbero appartenere al tipo della cosiddetta «dracma padana» e quindi riconducibili ad un ambito celtico; notevole poi un frammento di Stele funeraria, (vedi foto) di epoca romana, venuto alla luce nel corso di scavi per lavori stradali. Altre iscrizioni, sono state segnalate dal Mommsen nel suo Corpus delle iscrizioni latine: due frammenti incastonati nel muro della chiesa e una stele dedicata a una «Valeria Dyonisia». Inoltre le quattro colonne della cripta, una delle quali di marmo, potrebbero provenire da Lomello, da qualche costruzione antica.


Il medioevo

La prima menzione di Breme in un documento ufficiale si ha nel 929: un diploma del re Ugo, datato a Pavia il 24 luglio di quell’anno, conferma le donazioni fatte dal marchese Adalberto d’Ivrea ai monaci dell’Abbazia di Novalesa, tra le quali le «corti» di Breme e di Pollicino.
Nello stesso anno iniziò la costruzione dell’abbazia per opera dei frati benedettini.
Dell’abbazia parleremo più diffusamente nel capitolo ad essa dedicato; per ora è sufficiente affermare che dal punto di vista giurisdizionale, l’abbazia di Breme fu un’abbazia «libera», cioè soggetta unicamente al Papa e all’Imperatore.

Le vicende politiche di Breme narrano che nel 1164 il suo territorio fu concesso da Federico Barbarossa al marchese di Monferrato Guglielmo V e che fu assediata e presa dai Visconti nel 1306; da allora seguì le vicende del ducato di Milano, fino a quando passò ai Savoia, nel 1713, in seguito alla pace di Utrecht. Nel XVI sec. l’imperatore Carlo V la eresse in marca, investendone il suo cancelliere Mercurino Arborio di Gattinara, il quale trasmise ai suoi discendenti il titolo di «marchese di Breme» (uno degli ultimi, e certo il più famoso, a portare questo titolo fu Ludovico di Breme, lo scrittore romantico amico del Manzoni e fondatore della rivista Il Conciliatore).
 

L'età moderna

Le vicende di Breme tornano ad essere movimentate agli inizi del XVII secolo, quando si trova ad essere coinvolta in quella lunga e sanguinosa guerra conosciuta nei libri di storia come la «Guerra dei Trent’anni», e in particolare a quella fase della guerra che vedeva opposti francesi e spagnoli negli anni immediatamente successivi all’assedio di Casale (quello, per intenderci, di cui parla anche il Manzoni nei Promessi Sposi). A questo periodo risale la costruzione di una fortezza che inglobò, snaturandolo, il fabbricato dell’abbazia.

Nel 1635 le truppe della coalizione tra Francia, ducato di Savoia e ducato di Modena penetrarono in Lomellina e occuparono alcune piazzeforti lungo Po e Sesia, tra cui Breme. Qui esisteva già da tempo un «castello»: lo troviamo nominato nella Cronaca di Novalesa e in alcuni documenti medievali. E’ probabile che questo «castello» sia da identificare con l’edificio situato alle spalle della chiesa parrocchiale, caratterizzato da una bella finestra ogivale in laterizio e da un motivo ornamentale in mattoni. Questo edificio, comunemente denominato «il castello», è oggi ristrutturato e adibito ad abitazione privata.

Vista l’importanza del luogo dal punto di vista strategico, ne fu decisa la fortificazione. Il progetto della fortezza fu presentato al duca Vittorio Amedeo I di Savoia il 25 novembre 1635 dall’ingegnere Bailera; a pianta pentagonale, aveva due porte d’accesso: una a sud, rivolta verso il Po, l’altra a nord, in direzione di Valle. Chi sofferse maggiormente di questo progetto fu il monastero, inglobato nelle mura di fortificazione, con la chiesa abbaziale ridotta a magazzino per le munizioni.

Meno di tre anni dopo, l’11 marzo 1638, le truppe spagnole guidate dal governatore di Milano Leganez, vi posero l’assedio e in capo a quindici giorni la piazza cedeva: non tanto per l’inefficacia delle fortificazioni, quanto piuttosto per l’imperizia e, si disse, per le speculazioni del governatore, il capitano Mongaillard, accusato di lucrare sugli approvvigionamenti, che fu condannato e giustiziato per tradimento poco dopo la sua resa.
Nel 1646 il governo spagnolo decise l’abbattimento della fortezza, troppo lontana dalle altre e che per questo necessitava di una guarnigione più numerosa: troppo costosa da mantenere, dunque, ma anche troppo pericolosa se fosse caduta in mano nemica. Di questa fortezza, che avrebbe dovuto essere imprendibile e che non resse a quindici giorni di assedio, non rimane più nulla; le uniche tracce superstiti le troviamo nella toponomastica: Via Mezzaluna, via Cannoniera, Piazza d’armi, Trincea, vicolo Corridore, cascina Rocca, cascina Rocchetta, Fortino, Muraglione.
Del periodo spagnolo rimangono tuttavia un paio di edifici: uno è il cosiddetto «Corpo di Guardia», cioè il portico sulla piazza principale, nel cui pilastro centrale è murata una lapide con inciso lo stemma di Breme e la legenda «Comunitas Bremide»; l’altro edificio è la casa all’angolo tra Via Abazia S. Pietro e via Carabinieri d’Italia, ritenuta l’abitazione del governatore del forte, con bei finestroni in cotto, su un muro della quale sono affiorati due stemmi affrescati.

 
 

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